Il Dordona è la storia di una strada inerpicata in cima alla Valle Brembana, sul confine con la Valtellina, ad una cinquantina di km da Bergamo. Un valico sofferente, una delle ultime strade bianche rimaste intatte in Lombardia, oggi quasi dimenticata.

 

 

Un posto dove puoi ascoltare il silenzio e il soffiare del vento, territorio di trincea durante la prima Guerra Mondiale e dove oggi invece corrono cavalli selvatici.

 

 

Se oggi si scava, si perfora e si asfalta è per essere più veloci nel raggiungere la meta, ma ci si dimentica il piacere del viaggio, il godimento nella fatica di sudarsi la vetta.

Perché lo sappiamo tutti che ci si ricorda sempre della salita e mai della discesa.

 

 

Il Dordona è da tempo per me sentiero di vita.

Mio padre in questa valle ci è nato e su questi ripidi sentieri è praticamente cresciuto. Un giorno mi fece trovare davanti agli occhi la sua prima bici che il nonno gli regalò. È più vecchia di me, ma ancora oggi la sento perfetta per ciò che oggi amo fare: scoprire, senza limiti.

 

 

Ho sempre pensato che il ciclismo fosse catalogato in categorie troppo strette, con regole precise e limitazioni, ma il vento sta cambiando e il ciclismo sempre più inclusivo è per me uno stato mentale.

Papà mi portò qui sul Dordona tempo fa e negli anni ci tornammo sempre più di frequente, seguendo le stagioni, come cavalli selvatici che liberi sulle Prealpi Orobiche vivono insieme, ma lontani da tutti.

 

 

È stato in cima al passo che un giorno conobbi Leonardo. Il Dordona è la sua seconda casa. Leonardo, che di cognome non fa Da Vinci, ha tuttavia qualcosa di geniale e innovativo nelle sue creazioni: giacche, tende e zaini che per molti sono scarti o prodotti non riparabili. Lui invece, tagliando e cucendo, gli dona nuova vita e funzione. Il concetto del recupero è semplice da capire, ma la trasformazione di una giacca impermeabile in marsupio o in borsa da telaio è un’idea che per la mia generazione – abituata a consumare – è concetto complesso da materializzare.

 

 

Leonardo trova il suo benessere tra queste montagne; cammina per ore, scala pareti a strapiombo, compra cibo al paese in fondo alla valle e poi si gode il tramonto davanti ad un fuoco.

 

 

Il Dordona è di tutti, ma pochi lo sanno; il Dordona è per noi una seconda casa che sempre ci accoglie benevolmente.