La Storia
Tutto è successo dall’oggi al domani. Quella bici acquistata di recente, a Stelio proprio non piaceva, lui diceva che non stava neanche in strada.
C’erano dei tubi d’acciaio in officina, spessi e pesanti ma almeno nei diametri adeguati, la saldatrice a TIG non era quasi mai spenta in officina, il piano di riscontro era usato regolarmente, e poi le capacità di costruzione di un telaio avevano già resi noti Stelio e suo padre Antenore, più di una volta. Quindi in neanche una giornata il più era fatto. Nell’officina di Rodano, alle porte di Milano era nato il primo “telaio Belletti” per bicicletta.
Ci vollero circa 2 anni perchè un telaio Belletti potesse diventare un telaio Stelbel. Era un progetto al quale Stelio si dedicava nel poco tempo libero che la sua attività di costruttore meccanico gli lasciava.
Le tubazioni in acciaio per costruire telai per bicicletta all’epoca erano prodotte e trafilate pensando solo all’unione tramite congiunzioni. Per essere saldate a TIG serviva altro, fu Stelio che in autonomia trovò le soluzioni necessarie per arrivare a realizzare il telaio definitivo nel 1973. Anno che coincide con la nascita ufficiale del marchio Stelbel.
Tubazioni e accessori furono opportunamente modificati, si adottarono soluzioni uniche per la costruzione, particolari del telaio vennero anche costruiti da zero, infatti è così che nacque il progetto della testa forcella auto-costruita, un elemento molto distintivo per ogni telaio, che da sempre accompagna la produzione Stelbel.
E poi c’era la saldatura ad elettrodo infusibile, chiamata TIG (Tungsten Inert Gas). Una tecnica che nessuno prima aveva visto applicata ad un telaio per bicicletta, ma che Stelio padroneggiava già da tempo per esperienza acquisita nel settore Aeronauitico civile e militare.
Il prototipo definitivo di telaio da corsa Stelbel venne chiamato “Integrale” un nome che enfatizzava quella sensazione che si provava a vedere quel telaio così diverso dai suoi concorrenti dell’epoca. In assenza delle congiunzioni, quella sembrava una struttura in pezzo unico, dove tutto era integrato. Le sue caratteristiche e peculiarità furono descritte in un documento di 8 pagine che venne presentato all’ufficio italiano brevetti e marchi il 10 luglio del 1975.
Il titolo di quel documento recitava: “Telaio per bicicletta particolarmente da competizione con almeno parte dei tubi costituenti uniti fra loro per saldatura”
Sempre in quell’anno il marchio Stelbel fece la sua prima apparizione internazionale di rilievo, e non andò male. Nei primi anni 70 Il meccanico della nazionale polacca di ciclismo era italiano, ed abitava non lontano dall’officina Belletti. Da qualche tempo si sentiva vociferare nell’ambiente di un telaista che costruiva telai diversi dagli altri, senza congiunzioni, con i tubi uniti da una saldatura non molto bella da vedere e piuttosto grezza. La notizia era presa con scetticismo, sembrava improbabile che un telaio non unito da congiunzioni a rinforzarlo e con una saldatura così sottile potesse resistere alle sollecitazioni necessarie senza rompersi.
Quel meccanico però volette dare fiducia a Stelio Belletti e commissionò i telai per la nazionale polacca di ciclismo. Stelio lavorò per realizzare telai speciali sia per la prova in linea su strada che per la prova di cronometro a squadre. I tubi usati nella costruzione erano davvero sottili per contenere il peso complessivo e rinforzi speciali erano previsti in punti chiave. Su quei telai, il 27 agosto 1975 il quartetto polacco vinse la prova di cronometro a squadre sulla distanza di 100km.
I successi ottenuti convincono Stelio a dedicarsi a tempo pieno all’attività di telaista ciclistico, abbandonando gli impegni dell’officina Belletti.
Passano gli anni e il marchio si ingrandisce. Nell’officina di Rodano si sperimentano soluzioni nuove, si prova, si sbaglia, si migliora e poi ancora da capo. Un ciclo che ancora oggi non si è fermato.
Si curano meglio dettagli estetici della saldatura, si susseguono versioni della testa forcella autocostruita, si usano tubi a sezioni maggiorate, i limiti imposti dalle congiunzioni per Stelbel non valevano.
Innovare, fare qualcosa di nuovo e di diverso è sempre stato un chiodo fisso di Stelio Belletti.
Iniziò a costruire telai in acciaio inossidabile quando ancora le tubazioni non erano commercializzate nei diametri e spessori adeguati, e quindi le fece realizzare su richiesta con le specifiche necessarie. Fu anche fra i primi ad introdurre forcellini posteriori verticali, già a partire dal 1977.
Si passa dagli anni 70 agli anni 80 e la lista dei modelli proposti diventa particolarmente ampia, si costruiscono modelli che coprono quasi tutte le discipline ciclistiche.
Stebel si costruisce una fama per l’utilizzo di tubazioni non convenzionali, tubi oversize o tubazioni di forme non circolari, o ancora per costruzioni speciali come il modello Punta dell’Est, che caratterizzò l’esposizione Stelbel alla fiera del ciclo di Milano nel 1985.
A quel tempo anche l’interesse delle grandi aziende ormai si era avvicinato a quella tecnica di saldatura che per più di un decennio Stelio aveva perfezionato sui suoi telai.
Alla fine degli anni 80 l’azienda conta almeno 8 dipendenti, la produzione è al suo picco, si inizia a sperimentare con l’alluminio, si realizzano anche le prime mountain bikes. E poi arrivò l’anno 1990, e nonostante tutto, problemi di natura privata costrinsero Stelio Belletti a chiudere l’attività. Poi più niente, almeno fino al 2013.
E’ stato allora che si è iniziato a ragionare sul ritorno di Stelbel sul mercato. Nel settembre di quell’anno le basi furono gettate, e dalla collaborazione di Stelio Belletti e Cicli Corsa Snc si è arrivati in circa 18 mesi al risultato odierno.
Nel marzo 2015 si presenta al pubblico la nuova gamma di telai Stelbel, includendo modelli storici realizzati dietro specifiche precise del costruttore che li ha sviluppati a partire dai primi anni 70, Stelio Belletti. Il mentore senza il quale nulla sarebbe stato possibile.